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Fascicoli

 
 
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Il comune nell’espletamento della sua attività, in passato così come oggi, entrava in rapporto con altri soggetti, sia di diritto pubblico (organi e uffici statali, provinciali e altri enti pubblici) sia privati, attraverso lettere che possono avere a seconda dei casi rilevanza di atti amministrativi, far parte di un procedimento che porta all’emanazione di un atto, o rappresentarne l’atto conclusivo. Per oltre un secolo, a partire dal 1897, questi documenti, costituiti da lettere ricevute dal comune e dalle minute o copie di quelle spedite, alle quali sono talvolta allegati documenti inerenti l’affare trattato, sono stati organizzati sulla base di un titolario o schema di classificazione prescritto dal ministero dell’interno (circolare n. 17100-2 del 1 Marzo 1897), articolato in 15 partizioni (categorie) e in sottopartizioni (classi). I documenti afferenti il medesimo affare andavano a formare il fascicolo che fisicamente si presenta come un insieme di carte “incamiciate” in una cartellina in cartoncino leggero sul quale veniva riportata la classificazione basata sul titolario e l’oggetto del fascicolo (es.: Categoria X - Lavori pubblici, Classe 1 - Strade e piazze, “Manutenzione delle strade comunali”). In molti casi, in seguito a riordini dell’archivio, anche la documentazione prodotta prima del 1897 risulta inquadrata all’interno dello schema organizzativo delle quindici categorie, come nel caso del comune di Calasetta (“Amministrazione – Verbali di deliberazioni originali del consiglio comunale”, 1850). Altre volte i fascicoli non sono altro che aggregazioni di carte sciolte organizzate a posteriori in base a elementi comuni (MUS, nn. 2276 A-H; SGS, nn. 1.1, 2.1, 8.1).

Categoria V - Finanze
Per Musei sono presenti alcuni fascicoli dell’attività finanziaria del comune riconducibili da un lato alle voci di uscita del bilancio, rappresentate dalle imposte pagate all’erario, dall’altra alle voci di entrata, rappresentate dalle rendite comunali. Al primo gruppo appartengono le ricevute del donativo, raccolte e incamiciate in base al funzionario regio che accusava ricevuta dell’avvenuto pagamento dei regi donativi, la più importante imposta diretta del Regno, e altri contributi (es. MUS, n. 2276 A “Ricevute di don Pasquale Verdes Montenegro“). Tra le varie imposizioni fiscali è attestato anche il donativo straordinario che si collega in parte agli anni della presenza della corte sabauda in Sardegna, conseguenza dell’occupazione degli stati di terraferma da parte delle truppe napoleoniche (1806-1814). A questa circostanza seguì un inasprimento della pressione fiscale, necessaria per il mantenimento della corte (il re e tutti i componenti della famiglia reale con relativo seguito) e per sostenere le spese delle truppe, di fronte a una possibile invasione francese dell’isola. Il bilancio pubblico in quegli anni registrò un disavanzo di proporzioni eccezionali non facile da ripianare. I fascicoli riconducibili alle entrate testimoniano la procedura adottata per l’affitto dei terreni comunali che venivano resi disponibili alla collettività a mezzo di pubblico incanto (MUS, n. 1).

 

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